venerdì 25 settembre 2015

I peeling chimici: formulazioni ed indicazioni di utilizzo.

Il peeling (dal termine inglese to peel, spellare, ormai entrato nella terminologia internazionale) è un procedimento che prevede l'applicazione di uno o più agenti chimici sulla cute che induce il distacco e/o distruzione dell'epidermide e di parte del derma con successiva rigenerazione e rimodellamento cutaneo al fine di eliminare od attenuare irregolarità della superficie cutanea quali esiti atrofico-cicatriziali dell'acne (o di altro natura), rughe o altre lesioni dermatologiche inestetiche, quali cheratosi attiniche, discromie e piccole rughe. Alcuni peeling più superficiali sono inoltre indicati nel trattamento dell'acne in fase attiva e delle alterazioni della tessitura cutanea. I peeling si distinguono in molto superficiali, superficiali, medi e profondi a seconda del livello cutaneo raggiunto.

SOSTANZE UTILIZZATE
Le sostanze più utilizzate sono:
l'acido glicolico 50-70%,
l'acido salicilico (25-30%)
l'acido piruvico 40-60%,
la soluzione di Jessner (acido lattico resorcinolo, acido salicilico; anagrammi 14),
il resorcinolo,
l'acido tricloroacetico (10-30%).
E' ormai sempre maggiore la richiesta di ridurre al minimo i tempi di eritema e desquamazione quindi di restitutio ad integrum della cute ma soprattutto la necessità di uniformità e prevedibilità della penetrazione per ridurre il rischio di effetti collaterali (eritema, iperpigmentazioni). Da ciò le numerose formulazioni messe a punto che utilizzano diversi agenti peeling o principi attivi in combinazione o formulati per standardizzare ed uniformare la penetrazione dell'agente chimico rendendone più facile l'esecuzione, ridurre al minimo gli effetti collaterali ed ottimizzandone gli effetti biologici finalizzati al ringiovanimento cutaneo o al trattamento di acne,discromie o cicatrici.


LA PROFONDITA'
La profondità del peeling dipende da vari fattori quali l'agente chimico e la sua concentrazione, la regione cutanea, la preparazione cutanea pre-peeling, la modalità di esecuzione e l'expertise dell'operatore. I peeling molto superficiali generalmente inducono la rimozione dello strato corneo mentre i peeling superficiali, medi e profondi penetrano rispettivamente fino al derma papillare, al derma reticolare superficiale e derma reticolare medio inducendo, quale conseguenza del danno epidermico, l'inizio dei processi di wound healing.
    


COSA AVVIENE NEL POST PEELING

In genere quando si esegue un peeling superficiale nei giorni successivi si osserva una lieve esfoliazione brunastra che dura 3-5 giorni con conseguente rigenerazione cutanea. 
  
INDICAZIONI
I peeling superficiali sono indicati per il trattamento di acne papulopustolosa in fase attiva (acido glicolico, acido salicilico, acido piruvico), di discromie e di cicatrici lievi inoltre per il miglioramento della tessitura cutanea e della cute seborroica ed infine del fotoinvecchiamento di grado lieve (resorcina,TCA).
I peeling medi si ottengono mediante utilizzo di uno o più agenti chimici in combinazione al fine di ottenere una necrosi epidermica a tutto spessore e la necrosi irreversibile di parte del derma compreso tra derma papillare e derma reticolare superficiale. La necrosi irreversibile risparmia la porzione distale del follicolo pilo-sebaceo punto di partenza della riepitelizzazione cutanea. Nell'esecuzione di un peeling medio è necessario tener presente il delicato equilibrio tra profondità della necrosi tissutale, che deve essere sufficiente ad una rigenerazione del derma per esitare ad esempio in una visibile "skin rejuvenation" o in attenuazione di cicatrici postacneiche che non risulti in una necrosi a tutto spessore con il rischio di esito cicatriziale.
Attualmente l'acido tricloroacetico (25-35%) è l'agente chimico più usato per eseguire peeling chimici di media profondità. La sua applicazione provoca una estensiva denaturazione delle proteine con conseguente necrosi cellulare. Nei 5-7 giorni seguenti si osserva un distacco dell'epidermide e del derma superficiale che rimuove i cheratinociti e parte del derma alterati.
Durante tale fase avviene la riparazione tissutale per seconda intenzione con riepitelizzazione parte dalla porzione profonda del follicolo pilifero contemporaneamente alla rigenerazione del tessuto connettivo. Sebbene la riepitelizzazione si concluda in circa 7 giorni è possibile documentare il rimodellamento del derma per ancora 6 mesi.
    

venerdì 7 agosto 2015

Tendenze: il "ritocchino"

Agli italiani i ‘cuscinetti’ non vanno proprio giù: per il terzo anno consecutivo la liposuzione si conferma l’intervento di chirurgia estetica più richiesto, con quasi 44 mila operazioni registrate nel 2014 dall’annuale indagine condotta dall’Associazione Italiana di Chirurgia Plastica Estetica (Aicpe) sull’andamento del mondo della bellezza nel nostro Paese. Stando ai dati relativi al 2013, non passano di moda anche mastoplastica additiva e blefaroplastica (SCOPRI qui) per ringiovanire lo sguardo e cresce la popolarità del lipofilling, il trapianto del proprio grasso corporeo per riemprie le rughe del volto o piccole depressioni.
 
Sì al grasso, quindi, purchè nei punti giusti: lo dimostra anche la tendenza italiana verso le linee 'curvy'. «Sempre più richiesto anche l’aumento dei glutei che ha registrato un +6,6%», commenta Pierfrancesco Cirillo, segretario di Aicpe. «Le curve piacciono sempre di più, come già hanno rilevato i dati statunitensi». Per quanto riguarda i trattamenti di medicina estetica, la tossina botulinica è per la prima volta l’intervento più eseguito. Seguono a distanza l’idrossiapatite di calcio (un filler di lunga durata), il peeling chimico e la laser depilazione.
 
Il settore , a differenza di molti altri, non subisce la crisi economica. «Anche nel 2014 registriamo una crescita rispetto all’anno precedente, un segnale che gli italiani non rinunciano a prendersi cura di sé», conferma il presidente di Aicpe, Mario Pelle Ceravolo. «Il nostro settore non ha mai risentito della crisi come altri, invece, hanno fatto: la medicina estetica è sempre cresciuta mentre la chirurgia estetica, che negli anni scorsi aveva subito delle flessioni, nel 2014 ha ripreso a crescere». Ad alimentare il settore sono soprattutto le donne, mentre sono in calo gli uomini rispetto all'anno precedente, che preferiscono liposuzione, blefaroplastica e rinoplastica. Pochissimi i pazienti minorenni, contrariamente a quanto erroneamente si pensa: solo il 0,4 per cento del totale, con interventi di rinoplastica, otoplastica e liposuzione.


(fonte: www.ok-salute.it)
 
 

martedì 14 luglio 2015

Le creme all'acido glicolico

L'acido glicolico è sulla bocca di tutti: si tratta di un prodotto multi-funzione che è in grado di andare a risolvere tantissime problematiche relative alla pelle. Ma perché è diventato così popolare? E quali sono gli effetti di una crema all'acido glicolico? Vediamolo insieme.

Trattamenti delle macchie cutanee

L'impiego forse più comune per l'acido glicolico è quello che lo vede come agente in grado di contrastare le macchie cutanee. L'acido glicolico è infatti un potente agente depigmentante, che può dunque andare a schiarire senza troppi problemi quelle macchie scure che in genere fanno la comparsa dopo i 40 anni di età. L'acido glicolico è in grado infatti di contenere i fenomeni di iperpigmentazione, andando a rompere i legami formati dalla melanina e ridonando dunque un tono di pelle, sulla macchia, assolutamente identico alla zona circostante.

Alfa-beta idrossiacido esfoliante

Gli alfa-beta idrossiacidi, categoria della quale anche l'acido glicolico fa parte, sono molto utilizzati per le loro proprietà esfolianti. Gli acidi della frutta (questo il loro nome più comune) vanno infatti a raggiungere gli strati della pelle più reconditi, andando ad eliminare le cellule morte e le impurità. I trattamenti esfolianti non sono soltanto un presidio di bellezza, ma anche un passaggio obbligato per chi voglia combattere anche (di qualunque tipo esso sia) e altri problemi della pelle, come opacità e invecchiamento precoce.

L'utilizzo contro l'acne

Le creme a base di acido glicolico sono importantissime nella lotta contro l'acne di qualunque tipo. Vanno infatti ad eliminare efficacemente le cellule morte, rimuovendo contestualmente quello che è il brodo di coltura dei batteri che poi coadiuvano il fenomeno acneico. Ogni terapia moderna contro l'acne non può prescindere dall'utilizzo di queste creme, che sono ad oggi il presidio più efficace contro comedoni, brufoli e punti neri.

L'utilizzo anti-age

L'azione esfoliante tipica delle creme a base di acido glicolico rende questi prodotti anche adatti all'uso in terapie anti-age, o contro l'invecchiamento. L'azione esfoliante infatti non solo rimuove le cellule morte, ma favorisce anche la naturale rigenerazione della pelle, in un circolo virtuoso che rende il nostro corpo più reattivo e quindi più capace di mantenersi giovane senza alcun aiuto del bisturi.
 
 

lunedì 22 giugno 2015

FDA approva RADIESSE per l'uso nelle mani

 
Merz Aesthetics è lieta di poter annunciare che RADIESSE¨ lo scorso 4 giugno ha ottenuto l’approvazione FDA per l’uso nelle mani.
 
Radiesse¨ fornisce un immediato effetto volumizzante e aiuta a ridurre la visibilità e la sporgenza di vene e tendini sul dorso della mano, con un risultato naturale che dura più di 1 anno.
 
Merz è orgogliosa di essere L’UNICA azienda che fornisce a pazienti e specialisti il primo ed unico filler dermico approvato dall’ FDA per l’uso nella mano.
Ricerche di mercato ci dicono che l’attenzione al ringiovanimento delle mani è aumentata molto negli ultimi anni, in particolare tra i pazienti che si sono sottoposti a trattamenti antiaging del volto.
Questa nuova indicazione per Radiesse¨ è il risultato del nostro continuo impegno nella ricerca in ambito estetico, con particolare attenzione ai risultati e alla sicurezza e non a caso questa  la terza approvazione FDA assegnata a Radiesse¨.
Alle spalle dell’indicazione nelle mani è stato condotto uno studio multicentrico, randomizzato su oltre 100 pazienti per testare l’efficacia e la sicurezza del prodotto in quest’area. A tre mesi, il 98 per cento dei pazienti nello studio, ha riportato un notevole miglioramento con una elevata soddisfazione del medico e del paziente e senza alcun evento avverso rilevante.
Questa nuova indicazione per Radiesse il risultato del nostro continuo impegno nella ricerca in ambito estetico, con particolare attenzione ai risultati e alla sicurezza e non a caso questa è la terza approvazione FDA assegnata a Radiesse¨.

Alle spalle dell’indicazione nelle mani è stato condotto uno studio multicentrico, randomizzato su oltre 100 pazienti per testare l’efficacia e la sicurezza del prodotto in quest’area. A tre mesi, il 98 per cento dei pazienti nello studio ha riportato un notevole miglioramento con una elevata soddisfazione del medico e del paziente e senza alcun evento avverso rilevante.

mercoledì 27 maggio 2015

Facciamo due conti

Il grasso addominale non è un semplice fardello che appesantisce le nostre giornate, ma rappresenta un vero e proprio fattore di rischio cardiovascolare.
Negli ultimi anni la ricerca medica ha avuto innumerevoli conferme sul fatto che il grasso corporeo non è un semplice fardello che appesantisce le nostre giornate, ma rappresenta un vero e proprio fattore di rischio cardiovascolare; in altre parole accresce le probabilità che un sog­getto possa sviluppare patologie cardiache, vascolari, o patologie metaboliche, in grado, e questo è il dato più preoccupante, di ridurre significativamente la qualità e la spettanza di vita, cioè il numero di anni che restano da vivere.

Oggi sappiamo che, ad esempio, il grasso tipicamente femminile, con localizzazione ai fianchi e alle cosce, non rappresenta alcun serio pericolo per la salute; al contrario il grasso che si localizza in sede addominale, tipicamente maschile, la cosiddetta “pancia”, è un vero killer, in quanto la sua presenza è correlata con un aumento della mortalità.

E quando si parla di pancia non si intende il grasso superficiale sottocutaneo, che in quella sede si può sempre depositare ed è facilmente sollevabile in pliche di piccolo o grande spessore, ma si intende quello localizzato in sede profonda, viscerale, a costituire il tipico addome globoso e teso, che spesso è in grado di compromettere la stessa funzione respiratoria.

Sono stati così coniati vari neologismi per indicare le due diverse distribuzioni del grasso corporeo: quello femminile è stato chiamato anche ginoide, o “a pera”; quello maschile: androide, o “a mela”.

Anche la donna può sviluppare la formazione di grasso in sede addominale, dopo la menopausa, intorno ai 50 anni; in tal caso il rischio cardiovascolare è uguale a quello del maschio. Per sapere quindi se il grasso che si “indossa” è pericoloso per la nostra salute, occorre vedere dove è localizzato, e nessuno strumento si è rivelato più sensibile del classico centimetro da sartoria. È stato dimostrato che la misura della circonferenza addominale è una spia fedelissima della quantità del grasso addominale, e sono state individuate le misure oltre le quali, a prescindere dall’essere obesi o no, si entra nell’area di rischio, che sono: 88 cm nel sesso femminile e 102 cm in quello maschile.

UN CONSIGLIO:
Facciamo due conti
Per sapere se si è normopeso, in sovrappeso o obesi basta usare una semplice formula matematica:
Kg (peso) / m2 (altezza)
Se il valore è compreso:
- tra 20 e 25 il soggetto è normopeso
- tra 25 e 30 è in sovrappeso
- oltre 30 è obeso
- oltre 35 entriamo nell’area dell’obesità grave o morbigena, caratterizzata da un elevatissimo rischio cardiovascolare, indipendentemente dalla quantità di grasso depositatosi in sede addominale.
 

giovedì 23 aprile 2015

Affidatevi solo a medici che siano specialisti del settore.

La notizia dei gravissimi problemi di salute di Andressa Urach, causati da una serie di interventi estetici alle gambe e ai glutei, ha fatto il giro del mondo.
La reginetta di bellezza brasiliana Andressa Urach ha infatti avuto una serie di problemi in seguito all’iniezione di idrogel unito al polimetil-metacrilato (PMMA), che ha provocato nella star uno shock settico di estrema gravità.

A questo proposito l’Associazione Italiana di Chirurgia Plastica Estetica (Aicpe) fa alcune considerazioni: «Si tratta di una sostanza che è vietata in Brasile e che in Italia è fuori produzione da parecchi anni –afferma Alessandro Casadei, chirurgo plastico tesoriere di Aicpe -. Il problema nel nostro Paese è piuttosto quello del silicone iniettabile, sostanza vietata dal 1995, che viene ancora iniettato nei glutei, talvolta da medici poco esperti e con pochi scrupoli, ma molto più spesso da personaggi disonesti o da praticanti stranieri che vengono in Italia a prestare la loro opera senza alcuna autorizzazione e clandestinamente. Non si tratta per fortuna di casi drammatici come quello della reginetta brasiliana, ma anche in Italia esiste la pratica di iniettare sostanze non autorizzate».
Nei glutei, essendo maggiore la quantità di prodotto iniettata, si rischiano problemi maggiori. Tra le sostanze autorizzate c’è l’acido ialuronico che lentamente viene riassorbito dal corpo, mentre tra gli interventi più richiesti c’è il “butt lift”, ossia il riempimento di natiche con il grasso precedentemente prelevato dalla stessa paziente. Un’altra alternativa è l’impianto di protesi, da usare con molto cautela e solo rivolgendosi a chirurghi esperti, in quanto la zona dei glutei rischia spesso di causare problemi.

«I fillers, ovvero le sostanze iniettabili, sono usate in Italia con estrema facilità, e molti pazienti, per ragioni di conoscenze, più spesso per spendere meno, si affidano a persone non abilitate a esercitare questi trattamenti o con scarsa preparazione in questo campo – prosegue Casadei -. A volte i rischi dei fillers sono addirittura più importanti di quelli conseguenti a impianti protesici, che, invece sono molto limitati. Nel caso in cui una protesi mammaria crei un infezione, il che avviene molto raramente, può essere facilmente rimossa con la completa guarigione della paziente, mentre rimuovere alcuni tipi di filler può essere addirittura impossibile».

Aicpe esorta tutti i pazienti ad affidarsi soltanto a medici specialisti del settore anche per un solo trattamento con sostanze iniettabili e a farsi rilasciare l’etichetta del prodotto utilizzato. Tale documentazione deve essere conservata e sarebbe opportuno mostrarla al medico nei successivi trattamenti.