Filler, rinoplastica e tossina botulinica i trattamenti più
richiesti. Tra le caratteristiche del nuovo target, un’immagine di sé poco
obiettiva e l’assenza dei tradizionali modelli estetici.
Donne, di età compresa tra i 18 e i 35 anni e a disagio con il
proprio naso e le prime rughe. È questo l’identikit del “paziente da selfie”
che emerge dal sondaggio realizzato dalla SICPRE, Società italiana di Chirurgia
Plastica Ricostruttiva ed Estetica, la società scientifica che raccoglie l’80%
degli specialisti nel nostro Paese. In base al questionario pubblicato sul sito
della Società, www.sicpre.it, e compilato dai soci nelle scorse settimane, i
pazienti che si rivolgono al chirurgo plastico in seguito all’insoddisfazione
causata dai propri selfie sono per l’83% donne e per il 17% uomini.
E sono soprattutto giovani. Infatti, la fascia d’età maggiormente
rappresentata (39% di richieste) è quella 18-25 anni, seguita (28% di
richieste) da quella 26-35 e (ancora 28% di richieste) da quella 36-45.
Le correzioni più
desiderate sono innanzitutto le infiltrazioni di filler (58% di richieste), la
rinoplastica (53%) e il trattamento con tossina botulinica (44%). Seguono
l’intervento di aumento del seno (33%), di correzione delle palpebre (28%), la
lipoaspirazione (17%) e per finire il minilifting (3%).
“L’input per dedicarci a questo tema ci è venuto da uno studio
dell’American Academy of Facial Plastic and Reconstructive Surgery, AAFPRS –
dice Fabrizio Malan, presidente della SICPRE – che evidenziava l’aumento di
richieste di interventi di chirurgia estetica da parte di pazienti
insoddisfatti dalla propria immagine postata sui social network. Siamo partiti
da questo per capire se anche in Italia c’è una tendenza analoga e quali sono
le caratteristiche di questi pazienti”.
Paziente da selfie? Realtà virtuale innanzitutto.
Chi si rivolge a un chirurgo plastico per un ritocco estetico è insoddisfatto
di qualche sua caratteristica fisica, ovvio. A questo elemento sempre presente,
il “paziente da selfie” aggiunge però un elemento tutto suo, una percezione di
sé più virtuale che reale.
“Il colloquio con questi pazienti parte spesso dall’analisi di un
autoscatto – dice ancora Malan -, cioè da un elemento virtuale. Non il naso in
carne e ossa, ma il naso come viene nella foto. Il problema però è che quel
‘difetto’ non è esattamente come appare nel selfie, che come è noto non
riproduce la realtà in modo totalmente oggettivo. Il primo passo è pertanto
quello di distinguere tra riproduzione della realtà e realtà stessa, scoprendo
i reali motivi di disagio. Una volta di più, è fondamentale intavolare col
paziente un discorso all’insegna dei desideri ma soprattutto della realtà e di
ciò che è realmente realizzabile”.
In base alle risposte dei soci SICPRE, il 78% dei pazienti che si
rivolge al chirurgo plastico per un’insoddisfazione da selfie non ha
un’immagine corporea equilibrata e obiettiva.
Modelli estetici addio, al centro ci sono io.
Ma l’elemento veramente rivoluzionario del paziente da selfie è
l’apparente assenza dei tradizionali modelli estetici esterni.
“Per molti anni abbiamo incontrato pazienti che mostravano foto di
attrici e modelle. Oggi si afferma la tendenza a partire da sé, per migliorarsi
senza assomigliare a nessuno”. Ed è una tendenza che l’84% dei rispondenti
SICPRE ha giudicato in modo positivo, perché rivelatrice di un atteggiamento
“più realistico”.
È costante, invece,
la tendenza a presentarsi dallo specialista già con la “soluzione” pronta. “Non si va dal dentista chiedendo un’otturazione, non si va
dall’oculista chiedendo un laser alla retina. Eppure si va da un chirurgo
plastico chiedendo un intervento al mento o un’infiltrazione di filler – fa
notare Malan -. È un’aberrazione, ovviamente, perché mette il paziente e lo
specialista in posizioni sbagliate, come se il primo facesse ordinazioni à la
carte e il secondo fosse un semplice esecutore. In realtà bisogna ricordare che
il chirurgo plastico è innanzitutto un medico. Deve ascoltare e capire il
disagio, quindi proporre la soluzione, senza accettare nessuna forma di
impoverimento professionale”.
Selfie, appuntamento a breve.
Dopo questo primo sondaggio “di ricognizione” la SICPRE si
impegnerà nuovamente e a breve sul tema selfie, indagando anche l’aspetto
numerico di questo nuovo target sul totale dei pazienti.
Nella “fase due”, impostata sulla scorta delle prime informazioni ricavate
e con maggiore valenza statistica, verranno coinvolti anche psicologi e
sociologi, per un’indagine a 360° del fenomeno.
Chi è la SICPRE?
La SICPRE, Società Italiana di Chirurgia Plastica Ricostruttiva ed
Estetica, è la più antica, prestigiosa e rappresentativa associazione di
Chirurghi Plastici in Italia. È stata fondata a Roma nel 1934 e conta oggi
circa 1200 soci, pari all’80% degli specialisti presenti nel nostro Paese. La
SICPRE è gemellata con la prestigiosa ASPS, American Society of Plastic Surgeons
e con l’ISAPS, International Society of Aesthetic Plastic Surgery.
(fonte: www.sicpre.it)
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